Presentazione

La proiezione è introdotta da Francesca Forte (Sede di Sesto San Giovanni) e Raffaele De Berti (sede di Via Noto).
PArtecipa alla discussione di Anna Vanzan (Università IULM – Milano).

Note introduttive

Il documentario trasporta lo spettatore in un Afghanistan inconsueto, restituendogli la dimensione di quotidianità e di intimità di un luogo di lavoro. I volti, i gesti ripetuti, gli sguardi dei lavoratori e gli spazi della panetteria sembrano provenire da una dimensione temporale completamente “altra” rispetto alla nostra. L’impronta del titolo è quella della mano dell’uomo sulla materia prima, sul cibo più antico e “naturale”: il pane. Il lavoro degli uomini sembra provenire da un tempo antichissimo ed essi appaiono riproporre gesti iscritti nella natura più antica e ancestrale dell’umanità. Eppure sono uomini del nostro tempo che giocano con il regista e diventano, nel corso del documentario, sempre più protagonisti attivi del film. Un dialogo dunque tra culture, tra mondi, tra dimensioni spazio-temporali che appaiono tanto lontane, ma che il sapiente uso della telecamera e l’intelligenza del regista rendono più vicini. Un altro modo di conoscere un piccolo scorcio di una terra divenuta nota per i dolori della guerra e la violenza delle occupazioni, un’altra forma dell’incontro tra culture. (F.F.)

© Università degli Studi di Milano 2021