Scheda film

Cortina de fumaça

Sinossi

Il motivo conduttore afferisce al dibattito droga-proibizionismo, che attraversa la società in prospettiva planetaria in tutte le forme della “filiera” della “maconha” – cannabis (produzione, commercio, consumo, repressione). L’atteggiamento di Mac Niven, giornalista qui al suo primo lungometraggio, è quello dell’indagine “in fieri”, con una ricerca che è indagine conoscitiva multidisciplinare e serie di interrogativi posti alla sfera pubblica.

La “cortina di fumo”, espressione visualmente evocata in brevi inserti stile videoclip, è giocata sia sul versante ironico del rimando alla marijuana, oggetto specifico della ricerca, che su quello del velo di pregiudizi che certa politica proibizionista tende ad alzare ad ogni tentativo di aprire un dibattito a 360° sull’argomento.

Il viaggio che intraprendiamo, introdotti da una voce fuori campo e con uso di didascalie, si svolge sia nel tempo (la presenza accettata della “maconha” nel corpo di culture come quelle dell’America precolombiana) che nello spazio, per accumulo: oltre 30 incontri, spesso resi nella forma dell'intervista individuale, con personalità pubbliche anche di primo piano di diversi Paesi. Ma anche visite a luoghi sorprendenti come la fiera in Svizzera - dove la marijuana è utilizzata nella composizione dei più svariati prodotti – e al laboratorio dove la pianta è coltivata e trattata su vasta scala.

È però nel legame con la città dell’autore, Rio de Janeiro, che si può individuare il punto di intersezione tra Docucity e Cortina de Fumaça.
Lo schermo passa dalle immagini sfocate e accelerate di realtà metropolitane (la dimensione globale del fenomeno “maconha”) alla panoramica” di una favela brulicante: l'introduzione ad un mondo dove il traffico di droga è venuto a costituire un meccanismo più che condizionante, fino a minacciare di inghiottire la stessa realtà urbana.

Qui si colloca il nocciolo della domanda che Rodrigo Mac Niven pone in primo luogo al cittadino partecipante, che non voglia essere soggetto passivo di codici interpretativi originati da istanze moraleggianti; questi tendono a produrre infatti una risposta repressiva che si risolve nell'impotenza se non nel proliferare del crimine organizzato, nella corruzione e nella violenza.

Il documentario di ricerca di Mac Niven, “classico” nelle sue interviste frontali (dove i dialoghi in lingua originale testimoniano dell'internazionalità del problema) pone così in maniera decisa la questione se la legalizzazione non sia una risposta anche più “produttiva” dal punti di vista della prassi nei confronti del traffico di droga, con un potenziale emancipativo per aree urbane a forte rischio di collasso sociale.

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