7 dicembre 2020

Chi ha vinto “Docucity @ Milano Città Mondo#05 – Le città delle donne”?


Sabato 5 dicembre 2020, una diretta Facebook sulle pagine DocucityDocumentarelaCittà@milanocittamondo e sul canale Youtube del Mudec-Museo delle Culture ha accompagnato la proiezione dei film finalisti e la premiazione del Concorso “Docucity @ Milano Città Mondo#05 – Le città delle donne” in una lunga maratona on line, che ha alternato la visione dei film al commento con le registe che hanno risposto in diretta alle domande del pubblico.

La giuria – composta da Jada Bai (mediatrice linguistico-culturale), Sergio Di Giorgi (critico cinematografico), Laura Graziano (Comune di Milano), Ana Maria Pedroso Guerrero (Associazione Culturale Cubeart), Sofia Salvatierra (film-maker) e Chiara Zanini (critica cinematografica) ha selezionato, tra le oltre trenta opere che hanno partecipato al Concorso, i cinque documentari finalisti:

EVA. PICCOLE DONNE CRESCONO (Italia, 2019, 21’), regia di Elena Bedei; LA NAVE DAVIDÓ (Italia, 2019, 21’ 39’’), regia di Carla Cascone, Giulia Cafagna, Maria Castagna, Apollonia Mazzola; LONTANO DALL’IRAN (Italia, 2018, 14’ 38’’), regia di Niloofar Yamini; OSCAR (Italia, 2019, 60’), regia di Silvia Miola; SAFA (Italia, 2017, 4’ 40’’) regia di Laura Fazzini.

Prima di svelare le loro decisioni, una premessa generale:

Noi giurati dell’edizione 2020 del Festival Docucity abbiamo voluto accompagnare le nostre scelte con una breve riflessione, che è al tempo stesso una constatazione e un auspicio.

Il bando Docucity di quest’anno prevede un focus sul “tema della presenza attiva e delle esperienze di donne di diverse comunità e culture che vivono in contesti metropolitani italiani”. Molte delle opere che hanno partecipato al bando, pur essendo di indubbio valore, artistico e narrativo, non rispondevano al focus richiesto e pertanto non sono state prese in considerazione dalla giuria. D’altra parte, l’idea fondativa di Docucity: ‘risiede nella volontà di raccogliere, attraverso fonti diverse, testimonianze, documenti, riflessioni, spunti che articolino la complessità delle interazioni dialogiche e delle contaminazioni che si vanno progressivamente costruendo nei nostri contesti metropolitani contemporanei attraverso testi audiovisivi nati dalla creatività, artistica e popolare, di questi anni’.

Abbiamo notato come molti film, pur riflettendo sull’esperienza delle donne di cultura diversa dalla nostra, coglievano solo in parte quella complessità che caratterizza oggi i contesti urbani, specie se multiculturali o cosmopoliti, italiani. Per quanto le opere che hanno come soggetto attivo le donne siano oggi una minoranza, noi tutti e tutte abbiamo sempre più bisogno di conoscere storie che raccontino con originalità la pluralità e la varietà delle identità, delle esperienze migratorie e della presenza nel contesto cittadino, presenza che sappiamo essere in costante divenire. Per questo abbiamo bisogno di rappresentazioni che rifuggano da visioni paternalistiche, rassicuranti o consolatorie, ma che servano a incrociare ed arricchire i reciproci punti di vista.

Auspichiamo pertanto che nel prossimo futuro la cinematografia – in linea con la mission stessa di Docucity – si arricchisca di sguardi profondi e personali, accompagnati dalla presa di parola delle persone migranti e dall’ascolto attivo dei nativi, per consentire e sviluppare, nelle une e negli altri, una vera ed efficace auto-narrazione.

La giuria ha attribuito due menzioni speciali. La prima a SAFA (Italia, 2017, 4’ 40’’) di Laura Fazzini. Queste le motivazioni:

La regista Laura Fazzini centra in pieno l’obiettivo del concorso Docucity, raccontando con semplicità e naturalezza la storia di una donna che si definisce “egiziana e milanese” e che avvia un’attività da pastaia nel cuore della città di Milano. “Safa” mostra un mondo ancora troppo invisibile, fatto di storie migranti, imprenditorialità femminile e identità culturali che sfuggono a ogni definizione: un mondo in cui cous-cous e tortellini non sono in conflitto, ma anzi fanno parte di un’unica storia.

La seconda menzione speciale è stata attribuita a: EVA. PICCOLE DONNE CRESCONO (Italia, 2019, 21’), di Elena Bedei, per le seguenti ragioni:

Il cortometraggio coglie perfettamente due degli obiettivi del concorso: il primo, mostrare le esperienze delle donne di diverse comunità e culture in contesti metropolitani italiani e il secondo, e più importante, raccontare una nuova generazione legata alle proprie origini, ma con sogni e desideri proiettati verso il futuro. Eva Karisa, undici anni, nata in Kenya e arrivata a Milano da sei anni, ci viene raccontata con un eccellente intreccio tra narrazione visiva e parlata. La donna che c’è in lei viene rivelata attraverso il linguaggio innocente con cui narra i suoi ricordi e il suo presente: una testimonianza in cui la musica e la danza sono protagoniste.  Il film ha le caratteristiche di un ritratto intimista che ci rende partecipi della stretta relazione fra regista e protagonista. “Eva. Piccole donne crescono” è un esempio di narrazione dallo sguardo contemporaneo che ci auguriamo di vedere sempre più nella cinematografia moderna, così come nella costruzione di una narrazione inedita del nostro Paese.

Dulcis in fundo, la giuria premia come film vincitore del Premio di 1.000 € offerto dall’Università degli Studi di Milano il documentario: OSCAR (Italia, 2019, 60’), di Silvia Miola, con queste motivazioni:

Poche volte la storia dei lavoratori della comunità cinese in Italia è stata narrata in maniera così efficace e coraggiosa. Ci riesce la giovane regista Silvia Miola, nel suo film d’esordio con il quale si è diplomata al Centro Sperimentale di Cinematografia-Sede di Palermo.  Raccontando la non facile relazione tra una giovane madre cinese, Ayen, venuta a lavorare in Italia, e il suo figlio autistico di 11 anni, Oscar, la regista svela le misteriose traiettorie di incontro tra mondi paralleli. Soprattutto, restituisce allo spettatore tutta l’ambiguità e complessità della loro condizione umana di emigrati, sospesa tra due culture, tra accoglienza e incomprensione. Ayen affida il figlio a una famiglia di un paese alle porte di Palermo, ma nel tentativo di curarlo lo porta poi con sé fino al suo paesino in Cina. In questa sua altra dimensione, il documentario svela alcuni sottotesti interessanti della storia migratoria cinese: l’accoglienza al ritorno nella terra d’origine, la vita in comunità di Oscar, gli squarci di vita nel paese in Cina, il matrimonio cinese (con il surreale momento delle foto), il rapporto di una madre single con l’uomo con cui si sposa e il rapporto di quest’ultimo con il figlio autistico di lei. Sino al finale che segna forse un nuovo inizio. Pedinando con discrezione i personaggi – con ottimo senso del ritmo e dell’inquadratura – a cavallo di due continenti, tra radici locali profonde e dinamiche globali, la regista riesce ad immergerci nelle loro storie, mantenendo uno sguardo sempre rispettoso e misurato, mai pietistico.

Questa edizione di “Docucity @ Milano Città Mondo#05 – Le città delle donne” è dedicata a Valentina Pedicini, bravissima regista prematuramente scomparsa che Docucity ha premiato nel 2011 per la sua opera di esordio: My Marlboro City.

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